"I Re della Ripa" (capitolo uno)
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"Luciardola" |
«Ciao mamma, vado da Giulio!»
«Hai
finito di mangiare tutto?»
«Sì,
sì... ho finito!»
«Mi
raccomando non fare tardi, e sta attento…».
Andrea
corse via chiudendo la porta mentre Giuseppina, sua madre, continuava a
bubbolare.
Il pesante portone del palazzo si aprì lentamente e una lama di luce tagliò la penombra umida dell’androne; il ragazzo si precipitò fuori godendo del giallo calore solare che inondava tutta la piazza. L’estate era nell’aria. Un’altra meravigliosa estate da passare tra mille avventure, pensava, mentre quasi correndo si dirigeva verso la casa del suo grande amico.
Il pesante portone del palazzo si aprì lentamente e una lama di luce tagliò la penombra umida dell’androne; il ragazzo si precipitò fuori godendo del giallo calore solare che inondava tutta la piazza. L’estate era nell’aria. Un’altra meravigliosa estate da passare tra mille avventure, pensava, mentre quasi correndo si dirigeva verso la casa del suo grande amico.
In realtà Giulio era più di un
amico: era la sua controparte, il suo braccio destro, la sua spalla, più che un
fratello. L’aveva conosciuto molto tempo prima, in un assolato pomeriggio
estivo, proprio in quel giardino dove ora stava passando. Erano stati poi così
fortunati da trovarsi a scuola insieme, vicini di banco, per tutti quei
lunghissimi cinque anni delle elementari che ora, chissà perché, sembravano
volati via in un attimo.
Il giardino della Ripa era il più
bel posto della zona, almeno per loro. Da lì, infatti, nascevano tutte
le avventure, i progetti, i giochi dei due ragazzi. Era il posto dove si erano
incontrati e dove erano cresciuti, una sorta di grembo materno, di quartier
generale, pieno di pericoli, di misteri, di segreti e di ricordi: la vecchia,
cara Ripa.
Andrea superò agilmente il muretto
che delimitava la fine del giardino e dopo appena dieci passi era davanti alla
porta di casa dell’amico. Suonò il campanello tre volte come di consueto: nessuna
risposta. Provò nuovamente, ma la casa sembrava vuota.
«Starà
sicuramente dal cane!» pensò, dopodiché zompò sul muretto e si diresse velocemente verso il Belvedere, il lato della Ripa a
strapiombo del ripido colle su cui si arrampicava il paese. Il ragazzo rimase per
alcuni secondi ad ammirare il panorama, un immenso tappeto di campagne e
terreni coltivati che si estendeva fino al mare, di cui quel giorno si potevano
scorgere anche le onde, poi si sporse energicamente
dal muretto che lo divideva dal pericoloso precipizio e iniziò a
strillare:
«GIULIOOO!»
Il
grido risuonò in tutta la valle. Dopo qualche attimo dal
fondo del baratro echeggiò una risposta:
«OOOH!»
Era
Giulio, e si trovava proprio “dal cane”!
«CHE STAI FACENDO?!» proseguì Andrea (sempre strillando) dall’alto della Ripa.
«VIENI
GIÙ A VEDERE!»
La
voce proveniva da un punto imprecisato del verde sottostante.
«STO
ARRIVANDO!», e velocemente s’incamminò verso la strada che portava dal cane.
(da "I Re della Ripa", Luca Cerquatelli, 2000)
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