Referendum anti-casta? Ecco perché non firmare


Da alcuni giorni sta imperversando sulla Rete una raccolta firme per promuovere un referendum “anti casta” (o “taglio degli stipendi d’oro ai parlamentari”) così pubblicizzato su Facebook da diventare perfino fastidioso.
Tanti si sono lamentati perché nel loro comune non c'erano i moduli per firmare, gridando alla scandalo con slogan come: "I MEDIA CI BOICOTTANO... MA SE IL GRUPPO CRESCE LA CASTA TREMA!!”


L'iniziativa, proposta dal partito Unione Popolare, mi ha subito lasciato perplesso, sia per il partito promotore che vede come segretaria la ex UDC Maria di Prato, sia per le modalità con cui tale raccolta firme veniva pubblicizzata e diffusa su Internet.
Casini alla presentazione del partito Unione Popolare Udc nel 2010,
che ha come proprio Segretario Nazionale la dott.ssa 
Maria Di Prato

Come sempre succede nella Rete, però, le bufale vengono velocemente a galla, e a nulla è servito il TAM TAM sui social network, quando gli stessi utenti hanno cominciato a denunciare alcune grosse incongruenze dell'iniziativa sia su questioni di incostituzionalità e conformità normativa del referendum stesso. Tra quest'ultime, spiccano alcuni fondamentali articoli della legge n. 352 del 25 maggio 1970 per cui:

1) non è possibile svolgere un referendum in contemporanea con le elezioni politiche, e se vengono convocate le elezioni politiche le procedure referendarie vengono sospese e rinviate di un anno (art. 34);
2) è vietato depositare le firme di un referendum nell'anno (solare) precedente a quello delle elezioni politiche (art. 31);
3) le firme si potranno eventualmente depositare dal 1 gennaio (art. 32);
4) le firme devono essere depositate entro tre mesi dall'inizio della raccolta (art. 28).
Tutto questo fa sì che le firme raccolte in questo periodo siano nulle e inutilizzabili; il primo giorno possibile per depositare le firme per un referendum è il 1 gennaio 2013, ma in questo caso, per via del punto 4, sarebbero valide soltanto le firme raccolte dopo il 1 ottobre 2012.
Una raccolta firme completamente inutile, quindi, che ha sfruttato l'onda dell'antipolitica e del malcontento nazionale per diffondersi in maniera virale (oltre 200.000 firme raccolte), ma che ormai prende i contorni di una raffazzonata strategia propagandistica del partito promotore, l'Unione Popolare, in vista delle elezioni politiche del 2013.
E' veramente interessante constatare come i partiti tradizionali, oggi, cerchino in tutti i modi di scimmiottare iniziative e proposte provenienti da quei movimenti che da anni denunciano gli sprechi e i privilegi della Casta come stipendi d'oro, vitalizi e rimborsi elettorali, proponendo improbabili raccolte firme nonostante abbiano ancora le mani dentro il sacco.
Diffido sempre da chi mi promette di cambiare il mondo con una firma, soprattutto se a farlo sono i partiti.

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